Il 20 Maggio a Naoniscon nell’Area Giappone la maestra Naomi Yamamoto vi delizierà con delle dimostrazioni (della durata di circa mezz’ora) di Shodo, l’arte della calligrafia giapponese.
Introduzione
Lo Shodo (letteralmente arte della scrittura) è l’arte della calligrafia giapponese. È un’affascinante pratica, considerata tra le più raffinate forme d’arte, attuata da più di mille anni con l’obiettivo di creare armonia tra bianco e nero.
Attorno al settimo secolo, lo Shodo era parte integrante dell’educazione della classe nobile giapponese, in seguito anche la gente comune lo inizia a studiare.
Si utilizzano pennelli e inchiostro di china e si scrive sulla carta di riso una parola, una frase, una poesia, una preghiera, ma ciò che importa è riuscire a trasmettere le sensazioni, le emozioni e il movimento.
La callligrafia giapponese ha diversi stili, i più comuni sono: kaisho (uno stile stampatello con caratteri quadrati e angolari), gyosho (lo stile corsivo) e sosho (uno stile più veloce ed estremamente sintetico con la riduzione all’essenziale).
Come dice l’antico detto La scrittura esprime la personalita, quindi la grafia rivela la vera natura della persona che scrive. Lo Shodo è una pratica meditativa utilizzata per tranquillizzare la mente e portarci ad uno stato d’animo libero da condizionamenti materiali.
La Maestra
Naomi Yamamoto nasce a Osaka, in Giappone, ma attualmente vive in Carnia, vicino a Tolmezzo.
Si è laureata in Pedagogia presso l’Università Magistrale Statale di Osaka e nel 2003 ha conseguito inoltre un Diploma di Mosaicista presso la Scuola Mosaicisti del Friuli, situata a Spilimbergo (PN).
Per 18 anni frequenta calligrafia giapponese a Osaka, conseguendo il quinto dan della Sessin Kan, un’associazione di Kansai Shodo fondata dal grande maestro Ryosetsu Imai.
Dal 2014 insegna Calligrafia giapponese a Tolmezzo e nel 2017 ha iniziato a tenere corsi anche a Trieste e Pordenone.



Il quadrato di stoffa che oggi conosciamo come furoshiki prende questo nome nel periodo Edo (1603-1868) quando, con l’aumentare dei bagni pubblici, le persone cominciarono ad avvolgere i loro cambi d’abito con questi tessuti, perché non si confondessero tra loro. Rientra nell’affascinante abitudine tipicamente giapponese di porre massima cura e attenzione nell’impacchettamento di ogni genere di bene, dal bento al regalo nuziale.
Il Furoshiki (風呂敷) è un tipico involucro quadrato di stoffa, tradizionalmente utilizzato in Giappone per trasportare vestiti, bentō, regali e altri beni. L’arte giapponese di avvolgere contenere, trasportare oggetti di ogni forma: un’alternativa elegante ed ecologica per preparare originali pacchi dono o accessori di uso quotidiano, come pochette borse borsette e porta oggetti.
Durante il percorso di studi classici a Udine, Ingrid Ingrassia ha la meravigliosa opportunità di studiare la fotografia sia dal lato storico sia da quello tecnico e artistico con Italo Zannier e Guido Guidi.
Allo stand potrete trovare 3 spazi a vostra disposizione:
impostarla partendo dai volumi e dai solidi che formano la struttura del viso e del corpo.
La Scuola
Lo Yukata è la forma più casual del wafuku, (abbigliamento tipico giapponese) e non è considerato un kimono vero e proprio perché implica elementi diversi, sia per quanto riguarda la fattura (cotone) sia la vestizione. Questa prevede infatti solo tre elementi: lo yukata, un cinturino per fissare lo yukata in vita e l’obi (la cintura alta), ed è solitamente indossato per feste ed uscite estive, per nulla formali o impegnative, perché è molto semplice da indossare.
Il Furisode è il più formale indumento all’interno della famiglia dei kimono ed è caratterizzato da tessuti e decori preziosissimi e dalle lunghe maniche ondeggianti (furisode significa infatti maniche svolazzanti). Viene indossato solamente dalle donne nubili per occasioni importanti come la maggiore età e matrimoni, in quanto decori così vistosi sono adatti solamente ad una ragazza giovane.
Dopo la carriera scolastica all’Istituto d’Arte di Cordenons e dopo il percorso di laurea in Arti Visive – Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Veronica Piccolo continua il suo lavoro di artista sia come pittrice, con mostre in Italia, Austria e Cina, e sia come artigiana, con la creazione di costumi per il teatro e laboratori manuali di ogni genere. Il suo amore per il Giappone la porta a cimentarsi nella tecnica “tsumami zaiku” che consiste nella creazione di accessori (soprattutto Hana Kanzashi, i decori floreali tra le acconciature delle Geisha) piegando e incollando quadratini di stoffa. Una tecnica antica che risale all’incirca alla metà del periodo Edo (1603-1868) che Veronica è riuscita ad adattare alla sua sensibilità artistica, a metà tra tradizione e innovazione. Il suo negozio online
Probabilmente per molti di noi si tratta di una tecnica per disporre i fiori che proviene dall’oriente, ed almeno in parte avrebbero ragione. Ma l’Ikebana non è soltanto questo.
Diego Togni è allievo dal 2006 del maestro Dino Forconi, Soke della Yoshino Koryu Italia.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.